Venerdì 7 Novembre 2025, alle ore 21:00, in via di Casalotti, 25, uno spettacolo circense senza animali, a sostegno della “Comunità San Filippo Neri – E poi?“
Cristian è un bambino di 10 anni che sogna di diventare una stella del mondo del circo e del varietà. “Incanto” è uno spettacolo di circo-teatro, senza animali, che racconta il viaggio in questo suo sogno. Durante l’esibizione Cristian sarà accompagnato da illusionisti, acrobati dell’aria, clowns e giocolieri, che lo aiuteranno a scoprire la sua vocazione e a trovare la strada per realizzare finalmente quanto vuole fare da grande.
“Incanto” è uno spettacolo adatto a chiunque abbia voglia di inseguire i propri sogni, bambino, ragazzo o adulto che sia.
Anche la Comunità San Filippo Neri – E poi? ha un sogno, quello di aiutare giovani ragazzi a costruire il loro “e poi?”.
Questo sogno è scaturito dal dolore di conoscere giovani senza desiderio e completamente ignari della propria bellezza. La “Comunità E poi?” è nata proprio dai volti dei ragazzi che non si è voluto lasciare indietro.
L’associazione, costituitasi nel gennaio 2025 e presieduta da un sacerdote (don Gabriele Vecchione, cappellano dell’Università La Sapienza di Roma), è formata dalle famiglie dei soci fondatori (Rodolfo e Silvia Mussolin, Daniela e Massimiliano Modesti, Andrea ed Emma Ciamprone) e da tanti amici, che desiderano proporre ai giovani una vita imperfetta, ma attraente e imperniata sulla misericordia di Dio. La trasmissione della fede, infatti, avviene per attrazione, non per convincimento.
Così nella comunità si curano le ferite di adolescenti con problemi familiari, psichiatrici e spirituali; insieme li si accompagna nel discernimento e in alcune scelte fondamentali della loro vita, ospitandoli anche in casa e facendo alleanza educativa con vari professori, psicoterapeuti, psichiatri e nutrizionisti.
Gli obiettivi prioritari della comunità sono: dare accoglienza e supporto, fornendo un ambiente familiare e accogliente per ragazzi maggiorenni, prendendosi cura dei loro bisogni sia fisici sia spirituali; orientare e formare, accompagnandoli nella vita di tutti i giorni offrendo loro chiavi di lettura e sostenendoli nelle scelte riguardanti la formazione e più in generale il loro futuro; integrare nella comunità, offrendo ai giovani la possibilità di mettersi al servizio, contribuendo allo sviluppo della casa e della comunità locale.
Un giorno del 1544, presso le catacombe di San Sebastiano, Filippo Neri fu invaso dal fuoco dell’amore di Dio e ,nella Roma piena di contraddizioni del XVI secolo, cominciò ad incalzare i giovani con la domanda sibillina: “E poi?”, indice di speranza. Don Gabriele sintetizza la sostanza della Comunità San Filippo Neri – E poi? in questo medesimo desiderio che nessun ragazzo si perda, che per ognuno ci sia un futuro. “Un educatore nutre sogni che non sono i suoi” , afferma la filosofa francese Nathalie Sarthou-Lajus. L’apertura di una comunità di accoglienza giovanile è per i fondatori un sogno ad occhi aperti. Lo spettacolo di circo “Incanto” è uno degli eventi attraverso i quali il sogno viene realizzato.
Margherita De Donato
Biglietto: euro 12 – Prenotazione sul sito della Comunità E poi?

Per maggiori informazioni sulla “Comunità E poi?”, contattare:
- segreteria@comunitaepoi.it
- segreteria@pec.comunitaepoi.it
- gabrielevecchione@comunitaepoi.it
Il 21 gennaio scorso è stata riconosciuta l’associazione “Comunità San Filippo Neri – E poi?”, di cui sono stato nominato presidente. I soci fondatori, oltre al sottoscritto, sono Rodolfo e Silvia Mussolin, Daniela e Massimiliano Modesti, Andrea ed Emma Ciamprone.
Il nostro sogno è quello di aprire una comunità educativa familiare, in cui ragazzi e ragazze maggiorenni possano venire a stare per un periodo, per il tempo che serve per spiccare il volo, accolti in un clima familiare, seduti a una tavola apparecchiata in cui ci sente chiedere come stai? e non solo che hai fatto?
In questi anni più volte abbiamo conosciuto il dolore di una generazione che non odia più qualcuno fuori da sé, ma che odia sé stessa. Giovani ignari della propria bellezza, giovani senza desiderio, anestetizzati da una società che ha bandito il dolore finendo paradossalmente per renderlo muto e abnorme. Vorremmo poter dire a ogni ragazzo che ha patito come scandalosa la sua fragilità: “Fin qui hai sofferto. E poi?”. E poi c’è un futuro. La fragilità può essere una benedizione. E poi le premesse non determinano il finale.
Per realizzare questo sogno abbiamo bisogno di una casa. Una congregazione di suore vuole ospitare il nostro sogno. Abbiamo bisogno di tanti amici, da soli non si fa nulla. Abbiamo bisogno di fondi, com’è immaginabile, per dare una casa ai ragazzi.
