Dopo il doppio successo ottenuto in piazza a San Lorenzo nell’estate del 2024 e alla festa della Resistenza nell’aprile di quest’anno, torna in scena lo spettacolo di e con Veronica Liberale.
Una pièce intensa, che attraversa le voci e le storie di chi ha lottato, sofferto, resistito. È un modo di restare umani, insieme. “E fummo vivi. L’alba della resistenza“ è l’omaggio a chi ha combattuto per un’Italia più giusta. Ci ricorda che la libertà non è mai un regalo, ma una conquista quotidiana, perché esiste un legame tra il passato ed il presente.
Per il titolo di questo suo testo teatrale Veronica Liberale ha tratto spunto da una poesia di Alfonso Gatto, di cui riportiamo uno stralcio: “(…) E fummo vivi, insorti con il taglio / ridente della bocca, pieni gli occhi /piena la mano nel suo pugno: il cuore / d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.“
“E fummo vivi” è un mosaico umano, fatto di memoria e di carne, con personaggi sconosciuti, ma ben delineati dall’autrice nel testo e dagli interpreti sul palco. L’unica figura ispirata ad un’altra realmente esistita è il Sor Capanna (Marco Zordan) che introduce e dà voce allo spettacolo con le sue canzoni e i suoi stornelli, come il cantastorie delle favole o il coro della tragedia greca. Romina Bufano lo accompagna, facendogli da contraltare negli stornelli, per poi tornare in scena in alcuni quadri successivi, come l’esibizione in duo nella canzone romana “Le streghe”.

Marco Zordan
La vicenda è ambientata nello storico quartiere San Lorenzo, a Roma, negli anni tumultuosi tra il 1921 e il 1922. I protagonisti sono immersi in un quartiere ai margini, che contiene però il seme di un ricco fermento culturale e di una profonda coscienza sociale.

CREDITS: TUTTE LE FOTO SONO TRATTE DAL PROFILO FB DI V.LIBERALE

Da sinistra, in piedi: Guido Goitre e Fatima Romina Ali; seduti: Fabrizio Catarci e Veronica Liberale
Cuore della storia è la quotidianità di Giuseppina Acquaroli, vedova Cherubini (Veronica Liberale), una lavandaia costretta a subaffittare la sua umile casa, un’ex stalla, in cui abita con sua figlia Maria (Camilla Bianchini), dall’animo sensibile ed empatico. Le loro vite si intrecciano con quelle di altri personaggi che le due donne hanno accolto nel piccolo spazio di cui dispongono. Si tratta di Isabella (Fatima Ali), una giovane di origini somale, nata a Roma dall’unione di una giovane donna indigena ed un soldato tornato dalla prima campagna coloniale africana; di Vincenzo Angelozzi (Fabrizio Catarci), un ex medico tormentato dai traumi della Grande Guerra e di Cesare detto Bamboscione (Guido Goitre), un orfano che sopravvive per strada tramite espedienti, ma non ha perso la capacità di sognare e sperare.

Camilla Bianchini e Guido Goitre
Una storia rionale che rappresenta la Storia universale, in cui si possono rispecchiano tutti coloro che non hanno smesso mai di lottare e di resistere per un futuro migliore, nonostante le avversità della vita.

Veronica Liberale
Veronica Liberale sul suo profilo FB ha dichiarato: “Ringrazio il Comitato di Quartiere San Lorenzo che ha fortissimamente voluto che questa storia trovasse la sua voce attraverso il teatro….Vi aspetto (per una storia in cui) c’è un’umanità ferita, emarginata, che nonostante tutto resiste. C’è un quartiere ai margini dove, contro ogni previsione, nasce il seme della cultura, del riscatto sociale e politico. C’è una ribellione che parte dal basso e diventa l’alba di una nuova resistenza. Ci sono storie, volti e nomi che, per la prima volta, trovano voce e rappresentazione. C’è un dolore profondo, una rabbia viva, cantati con l’ironia acuta e la verità tagliente che solo la saggezza popolare sa offrire. E fummo vivi.“
Marco Zordan, in scena nei panni der sor Capanna, le fa eco: “E fummo vivi è uno spettacolo di cui sono orgoglioso di far parte perché racconta in maniera ironica e commuovente allo stesso tempo la Marcia su Roma e l’ascesa del Fascismo, visto dagli abitanti di San Lorenzo. Lo spettacolo fa parte de “LA CITTA DI TUTTI”, progetto del Teatro Trastevere a sostegno dell’inclusione e dei diritti umani nella nostra cara Capitale“.
Il progetto La Città di Tutti , sostenuto dall’Assemblea Capitolina, è promosso dall’Associazione culturale Teatro Trastevere in collaborazione con il collettivo di artisti nato attorno al progetto teatrale Il mio segno particolare. Dal 26 settembre al 15 novembre il Teatro Trastevere e alcuni luoghi del quartiere saranno animati da una rassegna che prevede spettacoli, laboratori, incontri con le scuole e visite guidate, per diffondere un messaggio di pace e di “chiamata alle arti”. Perché come afferma l’autrice di “E fummo vivi. L’alba della resistenza“ la resistenza può avvenire non solo attraverso la violenza, ma grazie alle parole, all’arte e alla poesia.
Quattro repliche previste al TEATRO TRASTEVERE, sotto la direzione artistica di Marco Zordan:
Sabato 27 settembre alle 21
Domenica 28 settembre alle 17:30
Mercoledì 1 ottobre alle 21
Sabato 4 ottobre alle 17:30
Scenografie: Maria Grazia Iovine. Luci e fonica: Davide Calvitto
Assistente alla regia: Elena Tomei.
Margherita De Donato
